Canto di Natale (Deluxe) by Charles Dickens

Canto di Natale (Deluxe) by Charles Dickens

autore:Charles Dickens [Dickens, Charles]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2020-05-06T12:00:00+00:00


Le facciate delle case apparivano nere e le finestre ancora più nere, in contrasto con il candido lenzuolo disteso sui tetti e con la neve un poco sporca del suolo. Quest’ultima infatti mostrava i profondi solchi delle pesanti ruote dei carri e dei furgoni, solchi che si incrociavano e si reincrociavano centinaia di volte dove le strade principali si diramavano, formando degli intricati profondi canali difficili da seguire, con quel fango spesso e giallastro e l’acqua congelata. Il cielo era nuvoloso, e le strade più strette erano affogate in una bruma mezzo gelata e mezzo liquida, che lasciava cadere le sue particelle più pesanti in una pioggia di bruscoli fuligginosi, come se tutti i camini della Gran Bretagna avessero preso fuoco tutti assieme e divampassero allegramente. Non vi era nulla di piacevole né nel clima, né nella città, eppure aleggiava dappertutto un’aria d’allegria quale la più serena giornata estiva e il più splendente sole avrebbero invano cercato di creare.

Infatti coloro che spalavano i tetti erano gente cordiale e piena di buonumore; si chiamavano l’un l’altro dalle gronde scambiandosi di quando in quando scherzose palle di neve – scherzi più innocenti di molte facezie verbali – e ridevano di cuore se i proiettili arrivavano a segno, e non meno di cuore se non arrivavano. I negozi di pollivendolo erano ancora aperti a metà, mentre quelli dei fruttivendoli raggiavano in tutto il loro splendore. Si vedevano ceste grandi, rotonde e panciute di castagne, della forma dei panciotti di quei vecchi gentiluomini giovialoni che oziano sull’uscio di casa loro e poi trottolano per la strada con la loro apoplettica corpulenza. Rustiche cipolle spagnole di pelle bruna, grasse e lustre come frati spagnoli, nella pienezza della loro maturazione occhieggiavano dagli scaffali con provocante furberia alle ragazze che passavano, e alzavano gli occhi al vischio appeso al soffitto. Vi erano pere e mele ammucchiate in alte piramidi appetitose, vi erano mannelli di grappoli d’uva che, per la delicata attenzione del negoziante, dondolavano da grossi ganci, perché la gente che passava potesse avere gratis l’acquolina in bocca. Vi erano mucchi di nocciole muschiose e brune, che con la loro fragranza facevano ricordare antiche passeggiate nei boschi, il piacevole frusciare delle foglie secche alte fino alla caviglia. Mele cotte del Norfolk, grasse e scure, mettevano in risalto il giallo delle arance e dei limoni, che, sodi nel loro sugoso aspetto, chiedevano e supplicavano di essere urgentemente portati a casa in sacchetti di carta e mangiati a pranzo. Gli stessi pesci d’oro e d’argento, messi in mostra in brocche fra tanta frutta pregiata, per quanto membri di una razza ottusa e di sangue stagnante, sembravano sapere che qualcosa stava succedendo, e giravano aprendo e chiudendo la bocca torno torno al loro piccolo mondo, con pacifico orgasmo.

E le drogherie, oh le drogherie! Erano già quasi chiuse, e solo qualche imposta rimaneva alzata, ma quali visioni si godevano attraverso quelle aperture! Non era solo il gaio rumore delle bilance che ricadevano sui banchi, il fruscio dello spago che scorreva sul



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